Quando si sente parlare di “Trifoglio dei prati” oppure di “Trifoglio violetto” il riferimento va al classico trifoglio rosso, rinomato per le proprietà lenitive, antiossidanti, antiinfiammatori e curative decisamente ideali nella lotta ai disturbi caratteristici della sindrome premestruale e della menopausa nonché contro le affezioni respiratorie (tosse, raucedine e bronchite).
Ma cosa sappiamo di questa pianta medicinale? Ebbene il trifoglio rosso, il cui nome scientifico è
Trifolium pratense, è una pianta molto apprezzata poiché fonte ricca di magnesio, silicio, fosforo, calcio, magnesio, potassio e il gruppo delle vitamine (A, B12, E, K,C, niacina e tiamina).
Il trifoglio rosso ha la capacità innata di risolvere la sintomatologia classica della fase premestruale, caratterizzata da gonfiore, nervosismo, dolore al seno e sbalzi di umore. Poiché possiede importanti proprietà digestive, risulta efficace contro la diarrea.
La somministrazione del trifoglio rosso richiede un accurato dosaggio sia a livello interno che esterno. A livello interno, nel qual caso si voglia utilizzare un infuso, è bene diluire un cucchiaino in una tazza d'acqua calda, lasciare in infusione per 7 minuti e poi sorseggiare. Se invece ci si trova di fronte a ecchimosi ed ematomi da lenire, allora si lascia bollire il contenuto in acqua e colare, poi ribollire nuovamente con nuovi fiori per 3 volte, dopodiché applicare sulla zona interessata dal dolore.
Il trifoglio rosso è dotato di un elevato tasso estrogenico, per questo motivo è controindicato per uso interno durante la gravidanza. Le controindicazioni si estendono anche ai bambini e ai pazienti affetti da fibromi uterini, tumori, disfunzione tiroide.
L'assunzione del trifoglio rosso può sviluppare delle interazioni farmacologiche con gli anticoagulanti, gli antiaggreganti piastrinici, gli estrogeni e il tamoxifene. Altre “relazioni” farmacologiche avvengono poi tra il trifoglio rosso, contraccettivi e progestinici.
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